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Trauma cranico lieve commotivo: ematoma ! Sintomi e conseguenze

Trauma cranico lieve commotivo
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Trauma cranico lieve commotivo: ematoma ! Sintomi e conseguenze

Il nostro cervello fortunatamente è ben protetto da una scatola cranica, le cui pareti sono dure, e da vari e spessi strati di tessuto, chiamate meningi, che contengono il liquido cerebrospinale. Ogni urto del nostro cranio, per la conformazione della scatola cranica, viene normalmente attutito e ci consente di non riportare danni gravi. In ogni caso, nonostante il suo sistema protettivo naturale, il cranio è molto spesso esposto a pericoli, e non è infrequente che sia interessato da un trauma cranico. Si calcola che in media ogni anno in Italia si verificano circa trecento traumi ogni centomila persone.

Quando si manifesta ?

La morte a causa di trauma cranico è una delle più diffuse, tanto che talvolta si parla di emergenza sanitaria. Il trauma cranico è la terza causa di morte nei paesi occidentali. Non a caso sono state fatte, e fortunatamente accade ancora oggi, massicce campagne di sensibilizzazione sull’uso del casco quando si guida un motoveicolo, e sull’obbligo di indossare le cinture di sicurezza in automobile, quando si guida. Ma le cause del trauma cranico possono essere anche gli incidenti domestici, con una forte percentuale di traumi da caduta che vede come protagonisti gli anziani, specialmente se ci sono scale, i gradini possono rappresentare un pericolo importante per cranio e femore. Anche i traumi causati dagli incidenti sul lavoro sono molto frequenti, a volte per norme di sicurezza (per esempio l’uso del caschetto di protezione) che non vengono osservate.

Per ammortizzare l’impatto sociale dei traumi cranici sulla salute collettiva, sono state messe a punto delle linee guida standardizzate che hanno permesso di scongiurare in molti casi la morte del paziente laddove, in passato, il trauma cranico aveva conseguenze fatali: la diagnostica precoce e un nuovo approccio farmacologico e chirurgico, hanno conseguito risultati rilevanti per affrontare questo tipo di trauma. La diagnostica degli ultimi quanranta anni, specialmente il ricorso a TAC (tomografia assiale computerizzata) ed RM (risonanza magnetica) e nuove tecniche di neurochirurgia hanno completato il quadro delle linee guida, giovando molto all’emergenza, che tuttora persiste nonostante gli sforzi in tal senso.

Definizione di trauma cranico

definizione botta in testaLa frattura cranica può provocare danni cerebrali, per esempio causando emorragie o anche altri danni. Il trauma cranico encefalico (TCE), è causato da un urto del cranio, di tale entità da poter portare al coma. Per coma si intende l’incapacità del soggetto di interagire attivamente con l’ambiente esterno e l’incapacità di azioni volontarie in risposta a stimoli esterni.
Tra le conseguenze del trauma cranico encefalico si possono riscontrare problemi motori come l’incapacità di camminare o di mantenersi in equilibrio, ma anche di tipo cognitivo, quali perdita della memoria, disturbi dell’attenzione, problemi nel linguaggio e perdita di consapevolezza; ma possono comparire anche disturbi del comportamento, come aggressività e apatia.

Il cervello fortunatamente ha la capacità plastica di sopperire al danno subito da alcune cellule, mediante il lavoro di altre cellule nervose che prima del trauma non venivano stimolate e che in seguito all’evento imparano a coadiuvare l’attività di quelle danneggiate. Vi è un riassestamento del sistema, delle connessioni cerebrali per permettere all’organismo di continuare a funzionare correttamente. E’ necessario del tempo ma le funzioni possono riprendere correttamente. La prima grande suddivisione che è possibile individuare, a proposito dei traumi che coinvolgono la nostra testa, è quella tra traumi che causano dei danni al cervello dai traumi che invece non hanno alcuna ripercussione sull’organo e sulla sua attività cerebrale. Alla prima categoria appartengono i traumi cranici lievi.

Il sistema più diffuso per misurare la gravità di un trauma cranico è la Glasgow Coma Scale (GCS). Questa scala misura il grado di coscienza del soggetto, con parametri da tre a quindici. La scala è tarata sulle reazioni verbali e motorie del paziente. Se il soggetto presenta un livello pari o superiore a nove, il trauma cranico si considererà di lieve entità, in quanto il soggetto risponde positivamente agli stimoli. Nell’intervallo tra i valori nove e dodici, il trauma cranico verrà considerato di moderata gravità; per valori pari o inferiori a otto, il trauma sarà considerato di grave entità. Ovviamente questo sistema, per quanto riguarda la prognosi, è piuttosto limitato. Per questo motivo, alla GCS vengono solitamente affiancati altri sistemi, come la risonanza magnetica, che permette di fotografare la situazione delle lesioni e del gonfiore susseguente al trauma.

  • Trauma cranico chiuso

Nella maggior parte dei casi il trauma cranico è di tipo chiuso. Si possono avere due tipologie di danni causati da trauma cranico chiuso:

– Un danno cerebrale primario. In questo casi si possono verificare fratture della scatola cranica, ematomi sia all’interno del cervello che tra le ossa craniche e l’organo cerebrale; e poi contusioni, e danni al sistema nervoso, nel caso in cui le fibre nervose si lacerino.

– Un danno cerebrale secondario. Il danno non è immediato ma si presenta in un secondo momento. Le conseguenze possono essere un edema cerebrale, anomalie sia cardiache sia polmonari, epilessia, aumento della pressione all’interno del cranio, infezioni interne, ematomi, febbre, sbalzi della pressione arteriosa.

  • Trauma cranico commotivotrauma cranico lieve

La seconda grande suddivisione è quella che distingue tra trauma non commotivo e trauma cranico commotivo, con perdita di conoscenza e commozione cerebrale.
Il trauma cranico non commotivo non comporta una perdita di coscienza del soggetto che ha subito il trauma. Tuttavia è necessario che il paziente si sottoponga con urgenza ad una tomografia, in presenza di peculiari sintomi clinici quali possono essere un ematoma periorbitario, un fenomeno di amnesia riguardo ai momenti precedenti ed immediatamente successivi all’impatto traumatico, o ancora una deficienza dei nervi del cranio che presiedono alle funzioni della muscolatura oculare, con successiva manifestazione di “diplopia”, ossia visione doppia.

La commozione cerebrale comporta uno scuotimento del cervello e il susseguente spegnimento delle cellule del sistema nervoso centrale, con la perdita di conoscenza del soggetto; anche se la perdita di conoscenza è temporanea, in ogni caso è sempre bene sottoporre il paziente a tutti i controlli del caso, per escludere danni al cervello che sulle prime potrebbero non essere palesi ma in realtà già presenti.

Sintomi tardivi e conseguenze

La commozione cerebrale viene considerata un trauma cerebrale di lieve entità. Anche se sulle prime possono non presentarsi altri disturbi, una volta che il soggetto sia di nuovo vigile non si possono escludere danni non riscontrabili nell’immediato, ma che possono ricorrere nei giorni successivi. In alcuni casi si possono rilevare sintomi tardivi, anche con alcune settimane di ritardo. Un campanello di allarme può scattare in presenza di mal di testa o dolori al collo, stordimento, spossatezza, ronzio alle orecchie e vertigini.

Sintomi tardivi e conseguenze

L’ematoma intracranico è un’ipotesi plausibile nei casi di trauma commotivo, con successivo peggioramento delle condizioni del soggetto. L’ematoma cerebrale alla testa è un versamento emorragico che ristagna sul tessuto cerebrale accumulandosi per un certo periodo di tempo. La persona che presenta un ematoma cerebrale non sempre ne ha consapevolezza; a volte possono trascorrere settimane senza che si palesi alcuna sintomatologia del danno avvenuto. Anche in questo caso è necessario l’immediato consulto di un medico, qualora si presentino sintomi quali vomito, stato confusionale, mal di testa e perdita del senso dell’equilibrio. Se l’ematoma cresce può pressare sulle pareti del cervello e provocare un’ernia cerebrale, con un abbassamento dell’organo. Il soggetto, se i sintomi vengono ignorati, può andare incontro a coma cerebrale, specialmente nei casi di una protrusione anomala; a volte può causare anche la morte del soggetto qualora la pressione esercitata dall’ematoma sia insostenibile per il tronco cerebrale, ossia la parte inferiore del cervello, che presiede al funzionamento di attività vitali quali il respiro e il battito cardiaco.

Come detto, una delle conseguenze della pressione dell’ematoma all’interno della scatola cranica può essere il coma. Il coma post-traumatico determina una perdita di coscienza del soggetto, con una gravità che viene misurata con la GCS; a seconda delle ore in cui il soggetto rimane in questa condizione, al numero di ore viene abbinato un punteggio. Durante il coma il paziente perde alcune delle sue funzioni vitali, dal respiro al battito del cuore, fino al controllo sulle funzioni della vescica.

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Risarcimenti in casi di trauma cranicoRisarcimenti in casi di trauma cranico

Il trauma cranico commotivo, come conseguenza per esempio di un incidente stradale, può provocare effetti permanenti, che nel caso di danno provocato da errore altrui danno luogo a risarcimenti. Il risarcimento può essere calcolato ed esiste una tabella relativa alle menomazioni dell’integrità psicofisica, che hanno come conseguenza lo status di invalidità, con valori tra l’uno e il nove. Il trauma cranico commotivo può causare punti per il calcolo dell’invalidità pari a 2,3 e 4, a seconda della gravità del danno subito.

Trauma cranico da perforazione

Un trauma cranico da perforazione può avere conseguenze letali per il soggetto. Può essere causato da un colpo d’arma da fuoco. In questo caso i danni provocati al cervello sono quasi sempre irreparabili. Ovviamente l’irreparabilità dipende dal punto in cui il colpo è stato inferto, per esempio, nel caso di un proiettile, dipende dalla zona che è stata danneggiata.

Danni al cervello senza frattura del cranio

Pur in assenza di una frattura del cranio è possibile che il cervello sia incorso in un danno grave. Anche in questo caso è importante osservare la sintomatologia che presenta il paziente:

– stato confusionale
– incapacità di esprimersi in modo chiaro
– mal di testa perdurante
– difficoltà nella coordinazione
– vomito e/o senso di nausea
– convulsioni post-traumatiche
– perdita di conoscenza prolungata
– stato di debolezza
– pupille dilatate
– formicolio degli arti (oppure formicolio alla testa)

Contusione cerebrale Significato e tipologie !

La contusione cerebrale, in seguito a trauma cranico importante, comporta una lesione del cervello con conseguente versamento di sangue nel tessuto cerebrale e gonfiore. Le lesioni contusive si definiscono lesioni encefaliche traumatiche. Ci sono diverse tipologie di lesioni contusive:

da impatto diretto, si tratta di ecchimosi corticali che si verificano

Contusione cerebrale

in modo diretto nella zona dove si è verificato il trauma; nello specifico parliamo della parte localizzata fra la massa dell’encefalo e la diploe interna della scatola cranica; si può riscontrare anche in assenza di fratture ossee.

da contraccolpo: anche in questo caso si tratta di ecchimosi corticali di piccola entità ubicate nella parte simmetricamente opposta rispetto alla zona dove si è verificato l’impatto traumatico; le ecchimosi corticali sono causate dalla succussione inerziale encefalica ed al successivo fenomeno contusivo del cervello contro le ossa craniche, situate nella zona opposta rispetto a quella dove si è applicata una certa forza causata dall’urto.

– contusioni che possono essere associate a fratture del cranio.

– contusioni che hanno come conseguenza emorragie di dimensioni ridotte localizzate a livello di gangli, tronco encefalo e corpo callo­so.

– contusioni definite gliding contusions: si tratta di contenute emorragie multiple a livello della sostanza bianca degli emisferi cerebrali, soprattutto nella regione frontale; spesso si verificano in associazione ad un danno assonale diffuso. Si verificano solitamente, in seguito a eventi traumatici, nei soggetti coinvolti in incidenti stradali causati dall’alta velocità.

Conseguenze della contusione: l’ematoma cerebrale alla testa

Le contusioni da impatto diretto possono dar luogo a emorragie epidurali. Cosa vuol dire? Si verifica un versamento di sangue tra la dura madre, che ricordiamo essere la parte più esterna delle meningi, e la scatola cranica. In questo caso avviene un danneggiamento dei vasi arteriosi in concomitanza con fratture ossee; sono molto comuni nei traumi subiti dai bambini, a causa delle ossa

Conseguenze della contusione l'ematoma cerebrale alla testa

craniche molto elastiche. L’ematoma laterale unilaterale può estendersi fino a diventare un ematoma frontale, e propagarsi anche nella zona occipitale.

Gli ematomi epidurali si verificano soprattutto in giovane età, quando la parte esterna delle meningi si scolla più facilmente dall’osso cranico, più di quanto avvenga normalmente in soggetti anziani. Una radiografia dovrebbe in questi casi essere un mezzo efficace per riscontrare queste contusioni da impatto diretto, ma ovviamente è sempre il medico che deve osservare lo stato clinico del paziente.

Anche in questi casi la sintomatologia tipica dell’emorragia epidurale può verificarsi in un secondo momento. E’ un evento che si può riscontrare, per esempio, durante gli incidenti sportivi, soprattutto nel pugilato. La prima sintomatologia si ha al momento del trauma, che può essere causato da un colpo diretto alla scatola cranica o da un impatto da caduta, e una seconda sintomatologia a distanza di ore dall’evento, quando compaiono tutti i sintomi dell’ematoma.

Terapia

Il riassorbimento dell’ematoma del cranio, nei casi di emorragia cerebrale di lieve entità, può avvenire naturalmente e il paziente è in grado di ristabilirsi dal trauma. Sul mercato sono presenti farmaci per favorire il riassorbimento dell’ematoma, rimuovendo i coaguli di sangue. Agire farmacologicamente significa prescrivere anticonvulsivanti, antipertensivi e farmaci diuretici che consentono di riassorbire l’ematoma, ma anche cortisonici e antidolorifici per attutire il dolore.

L’intervento chirurgico

In altri casi è necessario un intervento chirurgico, ma è l’ultima ipotesi da prendere in considerazione, nei casi in cui nessun’altra terapia sia in grado di giovare al paziente. Se l’emorragia è di entità superiore ai tre centimetri, il medico prenderà in esame l’ipotesi dell’operazione di rimozione dell’ematoma. Una decisione simile viene presa solo in seguito ad una TAC, che permette di verificare con certezza quanto è esteso il versamento e quali sono le zone interessate al fenomeno.

L’intervento si concretizza in un’operazione di svuotamento del sangue che si è formato in eccesso all’interno della scatola cranica. Si opera un’incisione del cranio, ossia una craniotomia. Si tratta di un intervento molto delicato e la riuscita dipende anche dal quadro clinco generale, dall’entità del danno e dall’estensione dell’ematoma. Diversi fattori dunque sono determinanti per il buon esito dell’operazione.

Cos’é il danno assonale diffuso?

Una delle consguenze del trauma cranico cerebrale è il danno assonale diffuso. Si tratta di una grave lesione del cervello in seguito ad un trauma cranico significativo. Viene indicata con l’acronimo DAI che sta per Diffusal Axonal Injury. Nei casi di DAI la lesione al cervello è diffusa in più zone. E’ questa la particolarità del danno assonale, un danno che non riguarda una sola zona, come in altri danni conseguenti a trauma cranico.

Conseguenze

Le conseguenze ovviamente sono in questo caso sempre molto gravi e possono portare alla morte del paziente.
Gli assoni collegano tra loro le cellule nervose, il danno assonale diffuso comporta dunque un’interruzione permanente del collegamento tra le cellule nervose, che resteranno danneggiate. In seguito a questo quadro clinico le cellule lesionate possono andare incontro alla morte con conseguenze irreparabili per il soggetto traumatizzato.

Sintomi

La perdita di coscienza per un periodo di almeno sei ore può essere il segno della DAI, ma non è questo l’unico caso. Anche se il paziente restasse vigile saremmo in presenza di danno assonale; in questi casi il medico potrà appurare il danno rivolgendo domande al paziente per scoprire se le sue facoltà cognitive sono compromesse, nonostante si dimostri vigile.
MRI, elettroencefalogramma e TAC verranno eseguiti sotto la direzione del medico.

Terapia Riabilitazione e tempi di guarigione

La terapia prevista nei casi di danno assonale diffuso permette, qualora sia efficace, la riduzione della pressione all’interno della scatola cranica, riducendo il gonfiore.
Un danno assonale lieve, una volta riassorbito, può permettere l’inizio di una terapia di riabilitazione del soggetto. In nove casi su dieci, soggetti colpiti da danno assonale non recuperano completamente le loro capacità cognitive, nonostante possano andare incontro a miglioramenti. In ogni caso è sempre il medico che segue il soggetto a dover fare un resoconto del danno, studiare la terapia riabilitativa e valutare le speranze connesse ad una ripresa del paziente.

Cosa fare se è solo… una botta in testa? RIMEDI

Abbiamo analizzato le varie tipologie di trauma cranico, da quelli commotivi a quelli non commotivi, arrivando persino a prendere in considerazione il dramma del coma, come ultima ipotesi. Ma sono tanti i casi in cui capita solo di sbattere la testa, magari ad un’anta rimasta aperta; dunque il trauma è lieve, non c’è perdita di conoscenza, magari c’è solo una lieve ferita che sanguina perché la zona del cuoio è ricca di vasi sanguigni. Cosa è necessario fare in questi casi? In cosa consisterà il primo soccorso?

Se il trauma dunque è di entità lieve non sono necessarie precauzioni particolari. Il consiglio è quello di porre subito del ghiaccio sulla ferita. In tempi meno recenti le nonne e le mamme applicavano un bendaggio con una moneta da cento lire sul

bernoccolo in testa

bernoccolo, qualora ci fosse solo un piccolo bozzo, senza tracce di sangue.

Quando preoccuparsi?

Si tratta della nostra testa, è sempre bene essere attenti e non trascurare mai i più piccoli campanelli d’allarme. Se infatti i sintomi conseguenti al colpo alla testa dovessero peggiorare, è sempre meglio recarsi da un medico. Se vi rendete conto che forse l’incidente è più serio del previsto, chiamate un’ambulanza. In attesa di ricevere soccorso dal personale medico si può applicare una borsa del ghiaccio sulla parte interessata all’urto, e se ci sono tracce si sangue, pulire la ferita con un panno pulito. Oltre alle azioni da compiere in questi casi, ci sono anche determinati comportamenti scorretti da evitare. Non bisogna mai rimuovere parti che sporgono dalla ferita del cranio; è necessario esimersi dal provocare uno stato d’agitazione nel soggetto ferito, è doveroso mantenere la calma anche se si è spaventati; non bisogna mai somministrare bevande alcoliche o sonniferi, tantomeno farmaci, alla persona traumatizzata. Giunti in ospedale, sicuramente il medico valuterà il quadro clinico e probabilmente procederà con una Tac del cranio.

Il trauma cranico nei bambini , bernoccolo in testa !

bambini, con la loro vivacità e anche a causa di possibili distrazioni o comportamenti non corretti durante il gioco, possono andare incontro a traumi della scatola cranica. In questi casi la preoccupazione di un genitore è giustificata dalla delicatezza dell’organismo infantile. Nella maggior parte dei casi bisogna dire che i bambini riescono a uscire quasi sempre indenni da questo tipo di trauma; spesso l’unico strascico è un bernoccolo o una lesione del cuoio capelluto, e l’applicazione di qualche punto di sutura per fermare l’emorragia esterna; si esce fuori da questa brutta esperienza con tanto spavento ma lievi conseguenze, anche perché in caso di danno al cuoio, parte molto irrorata, la fuoriuscita di sangue sembrerà più grave di quello che è in realtà.

Nel caso di un bernoccolo una buona prassi è applicare immediatamente del ghiaccio, per scongiurare la formazione di un ematoma.
In presenza di una ferita, una garza imbevuta di un disinfettante può aiutare a rimarginare la lesione; in questi casi è bene tamponare per circa dieci minuti, per poi applicare un cerotto alo scopo di evitare l’insorgere di infezioni. Nei casi in cui il sangue continuasse a fluire all’esterno, nonostante il disinfettante, è bene recarsi al pronto soccorso; un medico molto probabilmente applicherà dei punti per suturare una ferita che sicuramente è troppo profonda ed estesa per essere curata tra le mura domestiche, con un disinfettante o un cerotto.

Anche per i bambini vale lo stesso discorso fatto per gli adulti. Un trauma cranico a volte non presenta conseguenze immediate, il cervello può aver subito danni i cui sintomi possono rivelarsi solo in seguito. In questo caso i genitori dovranno osservare qualsiasi evento anomalo: stanchezza negli arti (un braccio o una gamba indolenzita), movimenti confusi, un particolare stato di agitazione, o addirittura la perdita di conoscenza, nei casi più gravi.

Anche in questi casi è necessario accompagnare il bambino al pronto soccorso per assicurarsi che non vi sia stata una frattura cranica o non sia comparso un ematoma interno. Un dolore al collo infatti può essere il segnale di una frattura cervicale. Le ventiquattro ore successive al trauma dunque sono fondamentali per la comparsa di eventuali sintomi. Durante il sonno del bimbo è necessario provare a svegliarlo per assicurarsi che reagisca e non abbia perso conoscenza. Poiché uno dei sintomi è il vomito, è consigliato tenere il bimbo a digiuno, almeno nel corso delle prime sei ore successive all’evento traumatico.