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Quando si parla di sicurezza sul lavoro si inquadrano indicazioni che riguardano sia i ruoli aziendali per quanto concerne la gestione delle situazioni di urgenza ed emergenza, sia le condizioni ambientali dove i lavoratori si trovano a operare nella loro quotidianità.
In questo novero è possibile includere il microclima. Di cosa parliamo quando inquadriamo questo termine? Con la definizione di microclima si inquadra tutto quell’insieme di condizioni ambientali – che coinvolgono aspetti come la temperatura, l’umidità e la velocità dell’aria – che caratterizzano le peculiarità climatiche di un determinato ambiente chiuso, che nel caso analizzato in queste righe è un ambiente di lavoro.
Perché è importante ?
Perché è importante parlare di microclima?
Perché la maggior parte delle persone nei Paesi occidentali trascorre più dell’80% del proprio tempo quotidiano in uno spazio chiuso. Alla luce di questo aspetto è necessario considerare l’importanza del microclima e della necessità per il corpo umano di mantenere una temperatura costante, dal momento che variazioni repentine possono compromettere in maniera grave le funzioni fisiologiche.
Quando si parla di microclima è possibile definire due situazioni:
- Microclima in ambienti moderati: il microclima in ambienti moderati consente di parlare di maggiori vantaggi per quanto riguarda la realizzazione di condizioni di omeotermia. Per questo motivo è possibile parlare di un maggior comfort legato alla permanenza in ambienti di tale natura.
- Microclima in ambienti caldi: quando si parla di microclima in ambienti caldi è necessario inquadrare una situazione che richiede un forte intervento del corpo umano per quanto riguarda la termoregolazione. Questo processo è da considerarsi necessario per via della necessità di non accumulare troppo calore nel corpo. Quali sono le principali caratteristiche degli ambienti di lavoro caldi? Tra le più importanti è possibile ricordare i valori particolarmente elevati in rapporto all’attività professionale svolta, gli alti tassi di umidità che implicano un particolare impegno dell’organismo per quanto riguarda la sudorazione, finalizzata al mantenimento dell’omeotermia. Un altro aspetto da considerare quando si argomenta di microclima in ambiente di lavoro caldo è quello della mancanza di uniformità della temperatura, motivo per cui si può parlare di un impegno disomogeneo dell’organismo, che trova maggiori difficoltà nel mantenimento dell’omeotermia.
Valutazione del microclima
La valutazione del microclima in ambiente lavorativo è un obiettivo che, secondo quanto previsto dal testo della Legge 81/2008 (il riferimento normativo che ha cambiato radicalmente l’approccio alla sicurezza sul lavoro in Italia), deve essere inserito nel novero dei rischi presenti su un determinato luogo di lavoro.
Alla luce di questo aspetto è necessario dare qualche informazione sugli indici che vengono usati come punti di riferimento per valutare il microclima in un ambiente di lavoro.
Non è sufficiente parlare di benessere in merito a un singolo fattore, ma è necessario ragionare a livello globale. Ecco quindi che, secondo quanto previsto dalle regole dell’ American Society of Heating, Refrigerating and Air Conditioning Engineers, è possibile parlare di alcuni parametri che aiutano a definire il livello di comfort in un microclima lavorativo:
- PMV (voto medio previsto): con questo parametro riguardante il comfort in un microclima di un ambiente lavorativo si definisce il benessere secondo i voti di un numero consistente di persone, che esprimono le proprie opinioni relativamente alla sensazione termica. I valori da tenere in considerazione in questo caso partono da -3 (molto freddo) e arrivano a +3 (molto caldo). Il valore intermedio è lo 0, che viene associato alla definizione ‘né caldo né freddo’.
- PPD (percentuale prevista di insoddisfatti): con questo parametro si inquadra, esprimendolo in percentuale, il numero di persone insoddisfatte da un determinato microclima legato a un ambiente lavorativo. Questo valore viene calcolato sulla base del PMV.
I dati appena specificati aiutano a capire che i valori appena citati sono strettamente correlati. Per capirlo è sufficiente specificare che a un PMV 0 è associato un PPD del 5%. Se invece si parla di un PMV compreso tra o e 5, il PPD è pari a circa il 10%.
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Microclima in ambiente ospedaliero
Un ambito che necessita di un particolare approfondimento è quello del microclima in ambiente ospedaliero. Per via della particolare natura di questi luoghi, dove è necessario perseguire sia un risultato di cura sia la prevenzione generale, è necessario che il microclima risponda a determinate caratteristiche di natura fisica, chimica e microbiologica.
Ecco qualche dettaglio in merito:
- Caratteristiche fisiche: le caratteristiche fisiche riguardano la temperatura, la velocità dell’aria, l’umidità relativa. Quando si parla di temperatura ideale in un ambiente ospedaliero, si inquadra un range compreso tra i 18° e i 20°C. Per quanto riguarda invece la velocità dell’aria, i valori ideali sono compresi tra i 10 cm/secondo nei periodi invernali e i 45 cm/secondo di quelli estivi.
- Caratteristiche chimiche: le caratteristiche chimiche di un microclima ospedaliero riguardano in primo luogo l’anidride carbonica, che deve essere in concentrazioni non superiori al 3 per mille, e la pressione dell’ossigeno, che deve essere compresa tra il 15 e il 20%.
- Caratteristiche microbiologiche: valutazione di un’eventuale presenza di polveri e microrganismi di natura batterica. Questa situazione si può prevenire mettendo in atto un processo di manutenzione completo degli impianti di condizionamento, che dovrebbero essere oggetti di revisione annuale in tutti i contesti lavorativi in cui si sceglie di installarli.
Stress termico da lavoro: ecco cosa sapere
Quando si argomenta di microclima in ambienti lavorativi è necessario considerare anche la peculiarità dello stress termico da lavoro. Di cosa si tratta? Di un rischio inquadrato come fisico che ha come principale concretizzazione l’insorgenza di una condizione di stress corporeo – che si concretizza soprattutto in malesseri a carico dell’apparato respiratorio o di quello scheletrico – conseguenza dell’esposizione a condizioni climatiche altalenanti o poco favorevoli alla tipologia di attività svolta dal lavoratore.
Concludiamo ricordando che a causa dell’eterogeneità dei luoghi di lavoro – un’eccezione sono le stanze di degenza ospedaliera – è impossibile parlare di criteri univoci per quanto riguarda il microclima.