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Ictus , Sintomi e Cause, Come riconoscere ? Stroke ischemico

ictus
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Che cos’è l’ictus cerebrale?

L’ictus cerebrale, per definizione, è un danno delle cellule cerebrali causato dalla rottura o chiusura di uno o più vasi cerebrali; a seguito dell’interruzione del flusso sanguigno dei vasi le cellule cerebrali non ricevono più l’ossigeno e gli elementi nutritivi che solitamente il sangue porta ai tessuti dell’organismo; in questa circostanza specifica, che si verifica nel 90% dei casi, si parla di ischemia; nel 10% dei casi si parlerà di emorragia cerebrale, quando ci troviamo in presenza di una compressione susseguente all’uscita del sangue dal vaso cerebrale.

L’ictus cerebrale viene riconosciuto come la principale responsabile della disabilità nei soggetti adulti oltre che una delle prime cause di morte. Nella maggior parte dei casi, l’ictus colpisce soggetti con più di 65 anni, ma anche persone più giovani possono rimanere colpite da questa grave malattia. In ogni caso l’incidenza è bassa fino ai 45 anni, aumentando gradualmente col passare degli anni. Si registra un’impennata oltre gli ottant’anni di età.

Circa 185.000 persone ogni anno vengono colpite da ictus cerebrale. Una gran parte di queste, circa 150.000, rappresentano nuovi casi di manifestazione della patologia, mentre 35.000 sono le persone che subiscono un secondo ictus.
L’incidenza media dei nuovi casi di ictus nella popolazione è di 220 eventi ogni 100.000 persone; per i soggetti con più di 80 anni l’incidenza sale fino al valore di 280 soggetti colpiti da ictus ogni 100.000 abitanti. Queste statistiche ovviamente fanno riferimento al territorio italiano.

Ictus, quali sono le conseguenze?

C’è da dire che tra le persone colpite da ictus per la prima volta, in media solo una persona su dieci, o poco più, muore entro un mese dal verificarsi dell’evento; si arriva alla media di due su dieci entro il primo anno.
Una persona su tre sopravvive ma con conseguenze non trascurabili, raggiungendo un grado di disabilità molto alto che ne compromette concretamente l’autonomia; ugualmente, una persona su tre resta disabile in modo lieve, tale da permettergli di vedere compromessa la propria autonomia solo in parte. Il restante, coloro i quali sono stati colpiti in forma lieve, tornerà più o meno regolarmente a condurre la vita di prima.

Sintomi dell’ictus

A caratterizzare l’ictus cerebrale e a rendere tale patologia molto pericolosa è la circostanza che il soggetto sia colpito dal danno cerebrale all’improvviso e senza manifestare alcun dolore.
Nell’emorragia cerebrale, invece, vi è un sintomo riconoscibile, il mal di testa. Ma come riconoscere realmente se siamo in presenza di un ictus cerebrale?

I sintomi dell’ictus si manifestano come conseguenza della perdita momentanea o definitiva di alcune delle funzioni cerebrali; in generale molto varia a seconda di dove sia avvenuto il danno strutturale nel sistema nervoso centrale. Nei casi in cui i sintomi compaiano per un breve tempo, prima di scomparire completamente, si è soliti parlare di attacchi ischemici transitori, indicati con l’acronimo TIA: è importante captare questi segnali perché possono essere i prodromi di un ictus. Si consiglia in questi casi l’intervento del medico o del personale specializzato.

Come riconoscere i sintomi dell’ictus

Solitamente l’evento acuto interessa esclusivamente la parte destra o quella sinistra del cervello; questa è una delle ragioni per la quale anche i sintomi si manifestano nelle parti laterali, comportando una perdita di sensibilità localizzata, o paralisi, in un solo lato del viso o del corpo; la lesione di una zona circoscritta dell’encefalo incide su alcune funzioni del nostro corpo che sono controllate da quel lato dell’encefalo.

L’ictus, quando interessa l’emisfero cerebrale dominante, che solitamente è il sinistro, è in grado di causare disturbi nella facoltà di esprimersi. Ricordiamo che le funzioni di un lato del corpo sono controllate dall’esmisfero situato nel lato opposto. Una lesione delle aree che controllano, ad esempio, il movimento e che sono poste nell’emisfero destro, provocherà un paralisi nella parte sinistra del corpo. Si parla di emiplagia, si tratta di una debolezza o paralisi monolaterale. E’ uno degli effetti più riscontarti nei casi di ictus.

Altri sintomi sono la perdita della funzione visiva destra o sinistra, lo sdoppiamento della visione, la difficoltà a esprimersi o ad articolare le parole intelligibili, ma anche la perdita della coscienza, le vertigini e il vomito. Non è detto però che questi sintomi compaiano contemporaneamente; può accadere che ne compaia solo uno, ma anche in questi casi è necessario chiamare un’ambulanza.

Qualora l’ischemia interessi una zona del cervello non particolarmente sensibile, la patologia potrebbe risultare asintomatica. Nella maggior parte dei casi, comunque, l’ictus provoca danni permanenti al tessuto nervoso, con il conseguente perdurare dei sintomi; va anche detto che la terapia riabilitativa è in grado di migliorare la condizione del paziente grazie alla capacità dei tessuti di altre regioni del cervello di riattivarsi sostituendo quelle danneggiate, permettendo così all’organismo di recuperare le funzionalità perdute.

Stroke ischemico

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Come comportarsi quando si è certi di essere in presenza di un soggetto colpito da ictus? Ovviamente nei casi di primo soccorso, è necessario individuare i sintomi, qualora ci siano, e chiamare immediatamente un’ambulanza, affinché personale specializzato possa prestare quanto prima le cure necessarie al soggetto. Si è visto come la trombolisi sia efficace esclusivamente entro le tre ore dall’evento ischemico.

Esiste una scala di valutazione, la CPSS, acronimo di Cincinnati Prehospital Stroke Scale, che permette di valutare e diagnosticare l’ictus. La valutazione è importante; sottolineamo ancora una volta che è sempre bene affidarsi ad un medico e a personale esperto; in ogni caso è possibile, ed è importante, saper riconoscere i segni di un ictus, per far sì che il danno, qualora non sia già avvenuto in modo irreparabile, venga contenuto. Il test non richiederà molto tempo e potrà essere effettuato nell’attesa dell’arrivo dei mezzi di soccorso.

I parametri considerati dal CPSS sono tre:

– La mimica facciale. Si invita il paziente a sorridere oppure a mostrare i denti. Sarà considerata normale, quindi senza danno avvenuto, se vi è simmetria facciale, ossia se le due metà del viso hanno movimenti analoghi. Ovviamente sarà anormale nei casi di movimenti diversi di un lato del viso rispetto all’altro.

– Lo spostamento delle braccia. Si può chiedere al soggetto di chiudere gli occhi e di sollevare le braccia. Anche in questo caso, movimenti simmetrici testimoniano una condizione normale del soggetto. In caso di caduta di un arto e di movimenti diversi saremo in presenza di un’anomalia.

– Il linguaggio. Si chieda al paziente di parlare pronunciando una frase. Se il paziente parla correttamente non vi sarà stato danno: se il soggetto biascica, commette errori o addirittura non riesce a parlare, molto probabilmente saremo in presenza di ictus.

E’ sufficiente che un parametro su tre risulti anormale per trovarci in presenza di ictus ischemico, con una probabilità del 72%. Qualora il paziente presenti anomalie in tutti e tre i test la probabilità di essere in presenza di un soggetto ischemico sarà dell’85%.

E’ da sottolineare che l’ictus può anche essere asintomatico. Per questo, anche se non si riscontrano anomalie, è sempre bene affidarsi a personale medico e chiedere urgentemente il loro intervento.

Lo stroke ischemico, chiamato anche ictus o apoplessia, si verifica quando il cervello riceve uno scarso flusso sanguigno causando la morte delle cellule cerebrali.
Quando il cervello umano subisce un ictus si ha come risultato il non funzionamento o il malfunzionamento di una parte di esso, causando un danno cerebrale a volte irrecuperabile.
Lo stroke può essere di natura ischemica ovvero causato dall’assenza di flusso sanguigno oppure emorragico quindi dovuto a un sanguinamento.
Generalmente l’ictus ischemico si verifica a causa dei depositi di grasso nelle vene e arterie. La zona più sensibile del nostro corpo, che può causare lo stroke ischemico, è il collo poiché vi è situata la carotide che, spesso e volentieri, è sottoposta all’azione dell’ipertensione arteriosa sulle pareti dei vasi. In questa situazione si possono formare dei depositi di sangue che possono staccarsi, e entrare nella circolazione sanguigna ostruendo le arterie, ciò comporta la morte delle cellule nervose che non riescono più a ricevere i nutrimenti e l’ossigeno necessari alla loro sopravvivenza.

Le conseguenze dello stroke

Sia ischemico che emorragico, possono essere molto complesse e varie poiché dipende da quale parte del cervello colpisce. Tra i danni principali si individua la difficoltà o l’impossibilità nel movimento, della parola e del pensiero, la paralisi di una parte del corpo come quella di una delle metà del volto.
La riabilitazione a seguito di uno stroke ischemico è molto lunga e spesso il recupero delle funzionalità danneggiate non sempre è completo. Chi subisce un ictus, nonostante il suo ristabilimento, dovrà considerare il cambiamento a cui verrà sottoposto sopratutto dal punto di vista della qualità della vita.

Cause dell’ictus

Il danno alle cellule nervose può essere causato da due fattori. Come detto, ictus ischemico ed ictus emorragico sono le due conseguenze di un’anomalia che compromette il normale flusso sanguigno nelle arterie cerebrali. Vediamo quali sono le cause:

– Nei casi di ischemia cerebrale, si verifica un infarto delle cellule nervose che ricevono il nutrimento dall’arteria cerebrale; le cellule, prive del sostentamento necessario al loro corretto funzionamento, vanno in necrosi: ossia si verifica la morte delle stesse cellule. L’arteria smette di veicolare il sangue a causa di un ostacolo. Può trattarsi di un coagulo, ossia di un trombo, che ostruisce il flusso del sangue; ma può anche trattarsi della formazione di un’irregolarità della parete dell’arteria, in tal caso siamo in presenza di una trombosi cerebrale; i coaguli possono anche giungere da zone più lontane, dal cuore o dalle arterie del collo, come la carotide, affette da placche ateromasiche; in tal caso si chiamano emboli, e il fenomeno patologico prende il nome di embolia cerebrale.

– Siamo in presenza di un’emorragia cerebrale nei casi di rottura dell’arteria cerebrale. Si verifica quando la pressione arteriosa è molto alta. In ogni caso l’emorragia è meno frequente rispetto all’ischemia. Riguarda solo il 15% dei casi di ictus. In questi circostanze, le cellule nervose vanno in sofferenza non solo perché smettono di ricevere il nutrimento che permette loro di svolgere le proprie funzioni, ma anche perché il sangue, a causa della forte pressione che esercita, preme eccessivamente sul tessuto cerebrale. L’ipertensione dunque, è una delle cause principali di ictus da emorragia cerebrale.

Cause minori di ictus

Oltre alle succitate cause principali di ictus, ischemia ed emorragia cerebrale, vi sono quelle che vengono considerate cause minori. Queste cause riguardano principalmente persone giovani. Siamo in presenza di difetti congeniti relativi alla coagulazione del sangue, la presenza del cosiddetto “buco nel cuore“, ossia di uno spazio tra i due atri del muscolo del cuore, chiamata in gergo tecnico “pervietà del forame ovale”; in questi soggetti si può riscontrare la formazione di trombi nel forame, con successiva immissione degli stessi nel circolo sanguigno fino a localizzarsi nell’encefalo e dare luogo a fenomeni ischemici.
Anche le malattie reumatologiche possono essere tra le cause minori dell’ictus.

I soggetti, dunque, che hanno la tendenza a trombofilia, ossia ad una più importante coagulazione del sangue, possono andare incontro a ictus; si parla di soggetti che nella maggior parte dei casi sono fumatori, oppure donne fumatrici soggette ad episodi emicranici che assumono la pillola estro-progestenica.

Diagnosi e rimedi

Il distacco di emboli e detriti dalle placche di aterosclerosi, carotidi o arterie vertebrali, può causare la chiusura dei vasi cerebrali. Se la chiusura è del 70% o più, è necessario l’intervento chirurgico per la rimozione degli ostacoli.
Grazie all’intervento tempestivo e la somministrazione immediata di farmaci, in molti casi il flusso sanguigno viene ristabilito in breve tempo, permettendo al tessuto nervoso di sopravvivere.

In ogni caso, l’ictus da ischemia e da emorragia in fase acuta devono essere trattati immediatamente, con urgenza. Sarà opportuno da parte del medico sottoporre il soggetto ad indagini diagnostiche specifiche: TAC, ossia una tomografia computerizzata, e risonanza magnetica all’encefalo, così come Angio risonanza e Angio TAC, Doppler Transcranico ed Ecocolor Doppler sono i primi esami a cui potrà essere sottoposto il paziente.

La tomografia è indispensabile per verificare se i sintomi del soggetto sono stati causati realmente da un ictus o se si è verificata un’altra lesione, se non ci si trovi in presenza di un tumore cerebrale, oppure di un’emorragia in corso tra la membrana interna che riveste l’encefalo e quella intermedia; potrebbe anche trattarsi di un ascesso cerebrale.

Anche una valutazione dello stato neurologico è una prassi: si provvede in questi casi a NIHSS, acronimo di National Institutes of Health Stroke Scale: serve a dare una misura del danno neurologico causato da un ictus cerebrale acuto; vengono verificate da parte del medico una serie di funzioni legate allo status neuroogico del soggetto: vigilanza, orientamento, comprensione degli ordini, campi visivi e visione, atarassia, paresi facciale e linguaggio. Anche la scala di Rankin modificata viene considerata affidabile; determina 5 gradi di gravità dell’evento:

  • – Grado 0. Nessuna sintomatologia, il grado della scala è pari a zero.
  • Grado 1. Non vi è alcuna disabilità significativa, nonostante la presenza di sintomi; il soggetto riesce a svolgere attività e compiti abituali.
  • Grado 2. Siamo in presenza di una disabilità lieve. Il soggetto non riesce più a svolgere nessuna delle attività precedenti, tuttavia è autonomo nelle pratiche della vita quotidiana e cammina senza aiuto.
  • Grado 3. Vi è disabilità moderata. Il paziente necessita di qualche aiuto per svolgere correttamente le sue attività, tuttavia riesce a camminare senza alcun aiuto.
  • Grado 4. Siamo in presenza di una disabilità moderatamente grave. Il paziente non è più in grado di camminare da solo, tantomeno è in grado di provvedere ai propri bisogni corporali.
  • Grado 5. La disabilità è grave. Il soggetto è costretto a letto, soffre di incontinenza e necessita assistenza infermieristica e di costante attenzione.

Trattamenti e nuove cure

L’ischemia cerebrale può essere trattata con un’opportuna terapia entro le prime tre ore dal verificarsi dell’evento ischemico. La terapia prende il nome di trombolisi, e consiste nella riapertura dell’arteria ostruita, allo scopo di salvare parte del tessuto cerebrale danneggiato.

Il ricorso alle cellule staminali rappresenta una nuova frontiera nella cura di molte patologie. Anche i soggetti che sono stati colpiti da ictus possono sperare di recuperare le loro funzioni grazie ai passi avanti che la ricerca ha compiuto negli ultimi anni.

La rivista Stroke ha pubblicato uno studio condotto su 18 pazienti che erano stati colpiti da ictus, riportando gravi conseguenze come disabilità motorie irreversibili. I soggetti sono stati trattati con una terapia a base di cellule staminali. La ricerca della Stanford University, coordinata dal dott. Gary Steinberg e dal suo team di ricercatori, si è avvalsa di cellule staminali prelevate dal midollo osseo di alcuni donatori; le cellule sono state modificate in provetta per adattarle allo scopo, ossia ad agire sulle funzioni neurali. Attraverso un’incisione nel cranio dei pazienti, le cellule sono state iniettate nelle zone interessate dall’ictus. A un mese dall’intervento i pazienti, sottoposti alle cure, hanno mostrato miglioramenti sostanziali delle loro funzioni motorie.

Prevenzione

Al di là delle sperimentazioni ancora in corso, è sempre difficile intervenire efficacemente nei casi di ictus, una volta che l’evento si è verificato. Quello che è possibile fare è cercare di prevenire il verificarsi di un primo episodio, e nel caso in cui un primo ictus sia già avvenuto, tentare con un’opportuna prevenzione di evitare che si ripeta.

E’ necessario perciò monitorare l’arteriosclerosi del soggetto; si utilizzerà lo stesso metro con cui vengono trattati i soggetti predisposti all’infarto cardiaco, ossia si seguirà lo stesso protocollo preventivo.

Il primo consiglio è di estirpare l’abitudine al fumo; il controllo dell’ipertensione, che abbiamo visto essere una causa letale di ictus, è uno step fondamentale per non incorrere in danni cerebrali causati da ictus; sarà necessario controllare la presenza di diabete, eliminare o prevenire l’obesità attraverso l’esercizio fisico; nel caso venga riscontrata presenza di lipidi nel sangue, somministrare una dieta o i farmaci necessari; è sempre bene controllare la presenza di eventuali ostacoli alla circolazione all’interno dei vasi del collo e della testa, mediante ecodoppler extra ed ecodoppler transcraniale; anche l’angiografia è uno strumento indispensabile al pari dell’elettrocardiogramma di 24 ore per diagnosticare possibili aritmie cardiache.

Il ricorso ai farmaci è necessario per prevenire l’ictus cerebrale. I farmaci antiaggreganti che contengono principi quali acido acetilsalicilico, ticlopidina, dipiridamolo, e clopidogrel, impediscono che le piastrine si aggreghino formando coaguli.
I farmaci anticoagulanti come la warfarina, invece, annullano alcuni fattori che attivano la coagulazione del sangue. Ma è necessario fare attenzione ed essere sempre consigliati e seguiti costantemente da un medico. Infatti i farmaci che inibiscono la coagulazione possono provocare emorragie spontanee; hanno controindicazioni che possono nuocere ai soggetti che soffrono di arteriosclerosi e di problemi cardiaci.