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Fratture: i vari tipi Composta e Scomposta
Con il termine frattura è indicato in generale l’interruzione improvvisa di un tipo di continuità, per esempio di un fenomeno, un rapporto politico o tra due persone, che di solito avviene all’improvviso.
Spostando l’asse di indagine nel campo medico, che è quello su cui verte la nostra analisi, andiamo subito a scoprire che l’interruzione del rapporto avviene non tra due soggetti, ma è prettamente di natura fisica e riguarda due o più parti della struttura ossea o di un osso: braccia, gambe, spalle ecc.
Non c’è cosa peggiore e più dolorosa della frattura della struttura ossea e delle conseguenze dirette, indirette e postume.
Quando la frattura riguarda due semplici punti dell’osso viene definita frattura semplice, se invece la rottura si verifica attraverso tre o più punti viene definita frattura multipla, ed è molto più complessa la diagnosi, la cura e la riabilitazione.
Se la frattura riguarda soltanto l’osso viene definita frattura isolata, se invece è comprende anche ciò che contorna l’osso e permette i movimenti, per esempio i legamenti, viene definita frattura associata.
Esistono dunque vari tipi di fratture e varie intensità come per esempio la microfrattura, che è una rottura più lieve e marginale dell’osso.
Nonostante ciò, non deve essere assolutamente sottovalutata perché se non curata in tempo, potrebbe presentare effetti postumi quali il peggioramento dello stato dell’osso, degenerando e mettendo a rischio le normali funzioni e la possibilità di movimento delle articolazioni. Molte volte per risolvere una microfrattura è necessario intervenire chirurgicamente.
La lesione ossea, inoltre, può consistere ed è riconosciuta attraverso varie tipologie in cui viene suddivisa e classificata: per esempio frattura scomposta o frattura composta. Con il termine frattura scomposta si indica un tipo di rottura del tessuto osseo con dislocazione di frammenti, ed è molto complessa da curare.
In caso contrario la frattura composta non presenta alcuna dislocazione di frammenti di tessuto osseo, può risultare più semplice da curare.
Le fratture vengono classificate attraverso diversi criteri: in base all’eziologia, in base alla zona dunque la sede, in base all’alta o bassa energia traumatica che presentano e tanti altri tipi che analizzeremo meglio nella sezione dedicata alla classificazione dei tipi di fratture.
Si parla di frattura esposta, per esempio, quando la rottura del tessuto osseo comporta una fuoriuscita dello stesso dalla cute a contatto con l’esterno.
Questo tipo di frattura è molto rischiosa oltre che dolorosa, bisogna intervenire subito onde evitare terribili effetti postumi come infezioni molto pericolose e complicate da curare.
I germi infatti aggrediscono il tessuto osseo esposto al di fuori della cute generando infezioni, questo perché il tessuto osseo, essendo ricco di sangue, offre terreno molto fertile che favorisce la proliferazioni dei germi.
Molto spesso non basta intervenire con semplici cure antibiotiche ma si è costretti ad intervenire direttamente con la chirurgia e interventi di pulitura specifici sulla zona colpita.
La diagnosi delle fratture avviene tramite i raggi X e nella frattura semplice si rileva la rottura in due parti dette monconi, per quanto riguarda quella composta, invece si ha la rottura dell’osso in più parti.
L’ortopedico provvede alla cura con manovre specifiche per ridurre la frattura e poi provvede all’immobilizzazione dell’arto tramite ingessatura o l’utilizzo di un tutore.
L’immobilizzazione dell’arto consente l’allineamento dei monconi nella posizione pre rottura, affinché si formi il callo osseo che è la naturale predisposizione del tessuto osseo ad auto-ripararsi e a ristabilire la normale funzionalità dell’arto.
Esistono molti tipi di fratture e tutte hanno caratteristiche diverse per quanto concerne i tempi di recupero e di rimarginazione, che dipendono dai vari livelli di gravità e del danneggiamento del tessuto osseo. Oppure possono dipendere da varie dinamiche e problematiche su posizioni diverse e su come dormire, infatti durante il sonno non si potranno assumere determinate posizioni, il consiglio è sempre quello di lasciare l’arto fratturato libero e non caricarlo del peso del corpo, quindi cercare di dormire in modo composto. Nei prossimi paragrafi analizzeremo nei particolari tutti i tipi di fratture e le soluzioni per prevenire eventuali peggioramenti.
Classificazione delle fratture
Le fratture ossee vengono classificate in base a varie entità e a diversi criteri. Se consideriamo l’eziologia possono essere suddivise in fratture traumatiche, patologiche o da durata.
Le fratture traumatiche sono quel tipo di fratture dovute di solito a un urto che infranga la resistenza meccanica dell’osso. Le fratture patologiche si verificano laddove un osso presenta già dei traumi o non è perfettamente sano, quindi versi in condizioni patologiche precarie.
Le fratture da durata vengono definite anche fratture da stress e si verificano per esempio in chi pratica sport e presenta nella struttura delle ossa dei microtraumi dovuti a fratture precedenti.
Per quanto riguarda la zona di localizzazione delle fratture possono classificarsi in fratture epifisiarie, metafisiarie e diafisiarie. Le prime sono riconducibili a fratture dove l’osso epifisario è circondato da cartilagine per esempio le fratture al femore o le fratture vertebrali.
Le fratture metaefisiarie riguardano invece gli anziani, in quanto la metafisi è la parte più morbida e molle che sostiene le epifisi.
Le fratture diafisiarie si manifestano nei soggetti più giovani come nette e dirette, nei soggetti più anziani in maniera indiretta e a spirale.
Per quanto riguarda il danneggiamento dell’integrità della cute si possono classificare due tipi di frattura: chiusa o esposta.
Nelle fratture chiuse la cute rimane totalmente integra e non viene lacerata, viceversa nelle fratture esposte vi è la fuoriuscita dell’osso con il conseguente rischio di infezione.
Per quanto riguarda invece l’alterazione deformante del muscolo che impedisce il contatto tra le due parti dell’osso lese, si classifica come frattura instabile, se invece non vi è muscolo tra le due o più parti di ossa fratturate, la frattura viene definita stabile.
Se si prende in considerazione invece il numero di frammenti ossei prodotto da una frattura, si può parlare di frattura semplice quando vi siano solo due frammenti ossei ben visibili.
La frattura comminuta indica invece la presenza di più frammenti, in tal caso bisogna rivolgersi subito a un medico o richiedere un primo soccorso in tempi celeri onde evitare peggioramento e infezioni della frattura.
Infine per quanto riguarda la forma e la fessura che separa i due frammenti, si possono classificare altri quattro tipi di frattura.
Le fratture traverse riguardano forme ad angolo retto che assumono i frammenti ossei. Se invece la forma è inferiore ai 90° si ha una frattura obliqua detta anche a becco di flauto.
La frattura longitudinale permette ai frammenti di essere paralleli rispetto all’asse osseo. La frattura a spiroide riguarda le parti di ossa che si avvolgono su se stessi come in una spirale.
Frattura scomposta bimalleolare, all’avambraccio e alle costole
Tra i tipi di frattura scomposta più complessi e più dolorosi vi è la frattura bimalleolare, un tipo di rottura in due o più punti della caviglia che è molto complessa, in quanto colpisce un’articolazione che sostiene tutto il carico del peso corporeo.
Possono verificarsi rotture alla tibia, al perone o al talo (il tallone). Se riguarda la parte interna della tibia allora si parlerà di frattura al malleolo mediale, se invece riguarda la parte posteriore si parlerà appunto di malleolo posteriore.
Per quanto riguarda il perone, la sua parte finale, una rottura in quel punto viene chiamata frattura al malleolo laterale. Possono essere varie le ragioni dovute a questo tipo di fratture come incidente, infortunio dovuto a forte scontro o impatto, caduta ecc.
A seguito di questo tipo di fratture si possono verificare mancamenti, dolore forte, gonfiore e deformità, ed è sempre opportuno rivolgersi a un medico e far valutare lo stato della caviglia, onde evitare problemi postumi a tutta la gamba.
Fra le fratture più frequenti per quanto riguarda il piede vi è la frattura del IV e del V metatarso che è inerente alla parte ossea esterna del piede, l’osso più lungo.
La più comune è quella del quinto metatarso che può colpire gli sportivi, o gli anziani ed è detta frattura da stress, è facilmente guaribile attraverso l’immobilizzazione della parte rotta per un tot di giorni a seconda della gravità dell’infortunio e della prescrizione medica.
La frattura di avulsione colpisce il metatarso e si verifica a seguito di una distorsione alla caviglia, di un incidente o di uno strappo ai tendini. Anche in questo caso è difficile che si intervenga chirurgicamente sulla frattura.
Diversamente la frattura all’avambraccio colpisce di solito le due ossa fondamentali che sono il radio o la ulna e può verificarsi vicino al polso, nella parte centrale dell’avambraccio o vicino al gomito.
Questo tipo di frattura può interessare anche la spalla, se si cade con il braccio teso oppure con il corpo sopra tutta la zona del braccio e addirittura può interessare anche la mano o qualche dito.
Di solito non si interviene chirurgicamente ma basta immobilizzare la zona fratturata per alcuni giorni a seconda della gravità dell’infortunio.
In ogni caso bisogna consultare il medico senza perdere tempo e fare la risonanza ai raggi X per capire la gravità dell’infortunio.
Per quanto riguarda invece le fratture alle costole, è una rottura che si ha dopo un urto della gabbia toracica, ove la zona costale riporti la rottura di una o più parti, ed è un infortunio potenzialmente pericoloso, denotato da ematoma, forte dolore e nei casi più complessi mancanza di respiro e sensazione di apnea, vertigini, fiato corto, ansia e difficoltà di movimento o la totale immobilità.
La gabbia toracica serve proprio a proteggere organi interni vitali come polmoni, cuore e vasi sanguigni, un tipo di infortunio del genere può andare a ledere determinati organi e provocare complicazioni anche gravi, per questo è sempre necessario correre subito in ospedale per valutare i danni.
È molto importante effettuare una diagnosi in maniera scrupolosa onde evitare complicazioni ed effetti postumi degenerativi ad organi vitali come polmoni o vasi sanguigni.
Frattura composta di radio e ulna
Il significato dei termini radio e ulna indica due parti dell’avambraccio, ossia le due ossa principali che si collocano tra il polso e il gomito. Qualunque tipo di frattura al radio o alla ulna deve essere prontamente controllata da un medico, perché come la frattura bimalleolare, si tratta di un arto del corpo (il braccio) che andremo ad usare sempre nelle attività di tutti i giorni.
Per quanto riguarda la rottura del radio, della ulna e avambraccio in genere, esistono tre tipi di fratture: la frattura di Monteggia che riguarda la frattura della diafisi ulnare e la lussazione della testa radiale; le fratture incomplete che di solito appartengono ai bambini e la cui prognosi è molto più lieve e il periodo di riabilitazione molto più semplice e meno duraturo rispetto agli adulti; e le fratture reiterate, molto più lente da trattare.
Per quanto riguarda la riabilitazione si necessita di solito del gesso che mantiene il gomito a 90°.
La gessatura si protende fino alle dita e il periodo di immobilità può durare dalle 8 alle 12 settimane per poi procedere attraverso esercizi di riabilitazione.
In caso di problemi postumi dovuti a difficoltà di movimento si può consultare la tabella dei punti invalidità nel caso in cui l’handicap si riveli permanente e non curabile, ma nel caso in cui viene fatta una giusta diagnosi e si agisce tempestivamente sulla frattura composta di radio e ulna, non dovrebbe comportare nessuna complicazione.
Frattura delle costole: tempi di guarigione e calcificazione
Il trauma toracico è tra le principali cause della frattura ossea alle costole. Queste cause possono dipendere da un incidente, una caduta o quando si resta accalcati nella folla.
Le prime due costole sono molto meno elastiche e per questo una eventuale rottura o lesione va curata con molta attenzione. La frattura alle costole può risultare molto pericolosa perché può ledere organi interni vitali quali fegato, polmoni, milza e cuore.
I sintomi che si verificano sono:
- difficoltà respiratorie
- vertigini
- sensazione di apnea e dolore al petto.
In caso di fratture costali multiple è necessario il ricovero per 1 o 2 giorni, per accertarsi con maggior cura di tutte le fratture riportate.
Le persone che hanno meno di 25 anni subiscono meno questo tipo di trauma o frattura, in quanto lo sterno e la cassa toracica sono molto più flessibili. I casi aumentano per quanto riguarda gli over 25 e le persone più anziane, che presentano una struttura della cassa toracica molto rigida e sono più esposti a lavori pesanti o a incidenti e cause indirette.
I tempi di guarigione possono dipendere dalla gravità della frattura, è molto importante applicare subito del ghiaccio e fare tutti i controlli necessari a raggi X e risonanze.
Il medico stabilirà la giusta diagnosi, attraverso il bendaggio o l’ingessatura della frattura, oppure utilizzerà la magnetoterapia, un metodo che riesce a velocizzare i tempi di guarigione della frattura ossea alle costole.
È inevitabile che con un tipo di frattura del genere si debba stare immobili per molto tempo, e questo potrebbe produrre una calcificazione ossea che colpisce di solito i tendini o i tessuti muscolari.
Infatti l’immobilità dovuta ai tempi di guarigione potrebbe provocare la calcificazione bacino, e in questo caso bisogna intervenire rapidamente con le giuste terapie dopo il controllo medico.
Intervenire in tempi rapidi è necessario onde evitare peggioramenti e totale immobilità della zona calcificata, nei casi più gravi può essere necessario uno o più interventi chirurgici.
Frattura esposta da primo soccorso: come curarla
Il trattamento di una frattura esposta durante il primo soccorso è molto importante per limitare i danni postumi alle articolazioni e infezioni, che si possono verificare in caso di cure inadeguate.
Come già accennato in precedenza, la frattura esposta è la più dolorosa e impressionante, in quanto la fuoriuscita dell’osso oltre a provocare un dolore lancinante, mette in pericolo tutto l’arto che viene esposto ai germi.
Durante il primo soccorso con un po’ di attenzione e pratica è possibile curarla e limitare i danni.
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È molto importante intervenire quando ci si accorge di una persona che a seguito di un incidente, una caduta o altri fattori, abbia una ferita che sanguina e l’osso sporgente rivolto verso l’esterno. In questo caso è sempre opportuno chiamare subito l’ambulanza e allertare le dovute strutture d’emergenza. Ci sono molti segni che possono indicare la gravità della frattura e lo stato del malcapitato.
Se il paziente è cosciente e si è presenti al momento della frattura, un schiocco molto simile a un suono onomatopeico come il crack, è il segno che sicuramente si è verificata una frattura ossea. Se non si è presenti e il paziente racconta di aver sentito il crack, uno schiocco, si può stare certi che si tratta della rottura di un osso. Se la persona con l’arto fratturato è in grado di indicare il punto esatto dove avverte dolore, ma non è in grado di muovere quell’arto, è un altro segno evidente che l’osso ha subito una frattura.
Un altro segno che il paziente può fare presente è il cosiddetto crepitio, ossia uno sfregamento tra più parti di ossa rotte, nonostante sia un segno che lascia rabbrividire anche i più coraggiosi al solo pensiero, è una caratteristica inevitabile della frattura. Nella zona lesionata potrebbero verificarsi delle deformazioni che danno l’impressione per esempio di una caviglia molto snodata, magari ripiegata su se stessa, o un secondo gomito.
In caso di deformazione degli arti o di irregolarità nei movimenti si può stare sicuri che si tratta di una frattura ossea. Seguendo queste indicazioni, una volta capito che si tratta di una frattura, si può intervenire per tentare di curarla ma soprattutto limitare i danni, nell’attesa del servizio di emergenza.
La prima cosa da fare è tagliare o rimuovere i vestiti nella zona dove è avvenuta la frattura, tenendo presente la privacy del povero malcapitato e senza esagerare, ma togliendo i vestiti che infastidiscono la zona dolorante dove è presente la frattura.
Se la ferita sanguina in modo abbondante o addirittura zampilla, è molto importante tenere premuto per cercare di limitare la fuoriuscita di sangue.
L’ideale è premere con un panno possibilmente sterile, oppure con le mani.
Se invece al contrario non vi è fuoriuscita di sangue abbondante, evitare di premere per non danneggiare i tessuti e attendere il servizio di emergenza. Bisogna evitare nella maniera più assoluta di palpare la ferita o di lavarla con acqua.
Se non vi è fuoriuscita di sangue abbondante cercare sempre di portare al più presto la vittima in ospedale. Se il pezzo di osso fuoriesce dalla cute si può cercare di coprire la ferita con una fascia o garza sterile, ma attenzione: è molto importante che la fasciatura sia sterile onde evitare infezioni e complicazioni postume.
È molto importante agire in tempo sulle fratture esposte e fermare la fuoriuscita di sangue quando è abbondante, chiamare l’ambulanza o allertare il medico è sempre la prima cosa da fare. Tenendo a mente ciò si potrà fare un ottimo lavoro con una frattura esposta e limitare i danni attraverso il primo soccorso.
Infrazione della costola, piede e falange
L’infrazione è la vera e propria rottura incompleta di un osso. Il significato medico è dunque una frattura non completa su cui bisogna intervenire subito altrimenti potrebbe peggiorare e comportare diversi problemi.
Per quanto riguarda l’infrazione alla falange, ossia le ossa più piccole che vanno a formare la struttura del dito, è molto importante capire la gravità della lesione e fare tutti gli accertamenti necessari attraverso raggi X e risonanza. La più comune è l’infrazione a un dito della mano o del piede.
Nel primo caso è molto più semplice intervenire tramite l’immobilizzazione dell’arto superiore con stecche, tutori, fasciatura o in casi più gravi ingessatura.
I sintomi sono dolore lancinante e difficoltà del movimento dopo un forte urto o un trauma.
Per quanto riguarda invece l’infrazione a un dito del piede, richiede sempre un’adeguata diagnosi effettuata da uno specialista, ma presenta il particolare svantaggio del carico del peso corporeo, in quanto le articolazioni inferiori devono supportare il peso di tutto il corpo.
In questo caso la riabilitazione sarà un po’ più lenta e bisognerà prestare maggiore attenzione a non caricare troppo il piede che ha subito l’infrazione.
L’infrazione delle costole, dette anche incrinature, vanno a colpire la scatola toracica e hanno determinati effetti anche sulla colonna vertebrale.
Per quanto riguarda l’infrazione delle costole si ha una maggior percentuale di casi nelle persone con più di 25 anni, in quanto dopo questa età le costole tendono a diventare più rigide e quindi subiscono un maggior rischio di incrinatura o di infrazione.
Questo tipo di infrazioni devono essere curate da una diagnosi precisa e le più lievi anche con un antidolorifico sotto prescrizione medica.
Frattura alla tibia, piede e rotula
Per quanto riguarda la frattura del piede, essa può interessare varie ossa. La sensazione di dolore di avverte immediatamente e bisogna ricorrere alla diagnosi per capire con precisione quali sono i danni dovuti al trauma. Molto dolorosa può essere la frattura alla falange di un dito, in special modo la frattura al mignolo del piede. I tempi di guarigione variano, se il trauma è grave bisogna ricorrere alla chirurgia per sistemare la struttura delle ossa lesionate, dopo di che si può passare al processo di riabilitazione.
La riabilitazione consiste nella rieducazione dei muscoli al lavoro di carico del peso corporeo che il piede svolge quotidianamente.
Nel caso di operazioni più complesse dovute ad un trauma grave, la riabilitazione può durare mesi dopo l’intervento. In caso di traumi lievi non c’è bisogno di intervenire chirurgicamente, dunque neanche della riabilitazione.
Diverso il discorso per quanto riguarda la frattura alla rotula che di solito presenta danni gravi. Nella maggior parte dei casi bisogna intervenire chirurgicamente e la riabilitazione può durare anche 2 o 3 mesi. Nei primi mesi bisognerà fare attenzione ai carichi pesanti, dopo alcuni mesi la muscolatura e l’osso riprenderanno le funzioni normali di rotazione.
Per quanto riguarda i problemi di calcificazione dovuti ai mesi di inattività, bisogna intervenire con terapie quali ipertermia endogena e la terapia ad onde d’urto, soprattutto la seconda terapia è molto efficace e capace di eliminare le calcificazioni.
La tibia è l’osso più lungo di tutto il corpo umano e della gamba, una frattura alla tibia è molto dolorosa e si verifica dopo una rotazione errata della caviglia nel caso di una caduta o di un movimento irregolare. Il dolore provato nella zona della gamba è intenso e lancinante, segue dunque gonfiore e l’impossibilità di poggiare la gamba.
I rimedi di solito sono l’intervento chirurgico per ristabilire la funzionalità dell’osso nei confronti della gamba. In caso di fratture esposte alla tibia bisogna agire chirurgicamente in tempi rapidissimi onde evitare effetti postumi irreparabili.